Una mamma di origine cinese attraversa Roma Termini tenendo per mano la figlioletta. Passano davanti a militari dell'esercito italiano. "Nuovo ordine: sparare ai cinesi a vista", e giù risate.
Un buontempone toscano si filma mentre insulta pesantemente una coppia di cinesi che passeggia sul Lungarno: "Andate a tossire a casa vostra" e altre frasi irripetibili.
Un rapper napoletano figlio di cinesi ha messo in versi e musica il razzismo di cui lui e tanti altri sono oggetto da settimane. Il suo brano si intitola, appunto, "Coronavirus".
Militanti neofascisti attaccano sulle saracinesche dei negozi gestiti da cinesi un volantino che recita: "Coronavirus? Compra italiano!".
Leggo di un proliferare di atteggiamenti, frasi, azioni razziste nei confronti degli appartenenti alla comunità cinese. Mi correggo: non solo agli appartenenti, ma anche a chi ha la "colpa" di avere gli occhi a mandorla. Pure se è nato in Italia e non è mai stato in Cina. Pure se è coreano o giapponese. Tutti cinesi, per l'italiano medio.
Qualcuno tende a giustificare questo razzismo, declinandolo come "eccesso di allarmismo". A parte che l'allarmismo è già un eccesso, ma mi rendo conto che tale affermazione è difficile da comprendere per chi solo nominalmente parla la stessa lingua di Dante, mi domando cosa sarebbe successo se il coronavirus si fosse sviluppato in Francia, in Germania o in Romania. Avremmo, anzi avrebbero avuto atteggiamenti discriminatori nei confronti di francesi, tedeschi e rumeni? Anni fa avrei risposto di no, convinto che si è più razzisti con certe comunità rispetto ad altre. Oggi non la vedo più così, anzi sono convinto che il razzismo, per decenni sopito a fatica e nascosto sotto il tappeto di questa nazione malata, ormai sia stato sdoganato dall'attuale classe politica e normalizzato dai mass media.
Qualcuno tende a giustificare questo razzismo, declinandolo come "eccesso di allarmismo". A parte che l'allarmismo è già un eccesso, ma mi rendo conto che tale affermazione è difficile da comprendere per chi solo nominalmente parla la stessa lingua di Dante, mi domando cosa sarebbe successo se il coronavirus si fosse sviluppato in Francia, in Germania o in Romania. Avremmo, anzi avrebbero avuto atteggiamenti discriminatori nei confronti di francesi, tedeschi e rumeni? Anni fa avrei risposto di no, convinto che si è più razzisti con certe comunità rispetto ad altre. Oggi non la vedo più così, anzi sono convinto che il razzismo, per decenni sopito a fatica e nascosto sotto il tappeto di questa nazione malata, ormai sia stato sdoganato dall'attuale classe politica e normalizzato dai mass media.
Ogni ragione è buona per riversare odio sull'altro. Che abbia gli occhi a mandorla o meno.
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