Indipendentemente dai colori, questa è una buona notizia. E' stata archiviata la posizione di 62 appartenenti al gruppo Torino Hooligans, accusati di violenza privata per avere occupato posti destinati ad altri in curva Primavera e per avere saltato la fila pur di entrare prima di altri, perché non sono state commesse violenze per imporli sugli altri tifosi e anzi il comportamento sarebbe stato spesso garbato. Non risultano proteste di altri tifosi né minacce nei loro confronti.
In un epoca di repressione e di irregimentazione in ogni ambito della vita non può che far piacere sottolineare questa piccola vittoria. Chi vuole gli stadi trasformati in teatri, dove la gente si siede sulla poltroncina indicata dal biglietto o dal codice che ha salvato sullo smartphone all'ultima moda, deve registrare una sconfitta. Mi è capitato tante volte di dover spiegare che lo stadio, soprattutto la curva, è fatto di settori, di zone, dove i gruppi ultras stazionano e sostengono da anni, spesso da decenni. Voler fingere di non saperlo e prevedere la divisione della curva come se si fosse al cinema è una provocazione degli apparati repressivi, che da sempre vedono nelle curve il laboratorio ove sperimentare tecniche da utilizzare successivamente in altri ambiti.
E' chiaro, ma è bene sottolinearlo: la sentenza sottolinea un aspetto importante, ossia che gli ultras non hanno minacciato nessuno né hanno avuto comportamenti sgarbati. Tradotto: chiedere cortesemente a una persona di spostarsi di una decina di sediolini per consentire a un gruppo ultras che sta da anni in un determinato posto di poter organizzare tifo e coreografia non è reato.
Sembra banale, semplice buonsenso, eppure in quest'epoca di fanatismo legalitario e di politically correct fa sempre bene rimarcarlo.
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