Il traffico del Leviatano



Poi un giorno dovranno spiegarcelo: alla luce delle moderne tecnologie, a cosa serve dover raggiungere il luogo di lavoro almeno cinque giorni alla settimana? Con un pc portatile e skype è possibile essere collegati con tutto il mondo in tempo reale. La produttività - il vero cancro di quest'epoca infame - non ne risente minimamente. Anche perché, è bene ricordarlo, alle ore di lavoro effettivo bisogna sommare quelle per raggiungere il posto di lavoro e per tornare a casa.
Un recente studio del Global card scorecard di Inrix ha pubblicato dati allarmanti su questo tema: Roma è la seconda città al mondo per ore sprecate nel traffico (254 ore l'anno, più di dieci giorni), preceduta da Bogotà (272 ore) e seguita da Dublino (246 ore). Per quanto concerne la sola Italia, dopo Roma troviamo Milano (settima, 226 ore), Firenze (quindicesima, 195 ore) e Napoli (diciassettesima, 186 ore).
"Eh, ma a Roma non ci sono servizi pubblici efficienti! E' ovvio che uno prende la macchina!", dice il popolo bue. Come se le città con numerosi ed efficienti servizi pubblici di mobilità non avessero il medesimo problema: Parigi, che ha ben dodici linee della metropolitana, è la quarta città al mondo per ore sprecate nel traffico; Londra, la cui rete della metropolitana è davvero leggendaria per rapidità e capillarità, è quinta. 
Il problema, quindi, non è tanto riconducibile alla mobilità pubblica, quanto al modello economico e produttivo di riferimento. Lavoro e vita sono concepite male e sviluppate peggio dal Leviatano capitalista. Nonostante gli illuminati convegni e  dibattiti, le numerose ricerche e pubblicazioni, su temi quali smart working e smart city, il mostro continua a fagocitare ore, giorni, mesi e anni delle nostre vite.

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