91 minuti




91 minuti sontuosi. Era un piacere per gli occhi vedere le maglie azzurre correre e trovarsi, talvolta a un ritmo che avevamo dimenticato. Trame di gioco mai banali, anche quando sono semplici. E quel palleggio che ha una duplice funzione: dar fiducia a noi e toglierla agli avversari, ridotti a fare 'o scem 'a miez.

91 minuti splendidi, poi al 92esimo l'immancabile blackout che fa stringere le pacche e scendere qualche santo dal cielo. Pensavamo che il gol del Cafu Biondo, alias Di Lorenzo, avesse chiuso la partita? Manc p' 'o cazz, come dicono a Codogno. E allora il faccione di Manolas nell' intervista post partita è bello incazzoso: quando giochi così bene e hai tutte queste occasioni, devi intossicare il sabato sera a chi ha Sirigu al fantacalcio. E invece...

91 minuti, e poi si va a cantare sotto la curva B. Quella curva che a inizio partita espone uno striscione di solidarietà a tutte le persone e territori colpiti dal coronavirus. Ancora una lezione di civiltà alle autodefinite capitali morali a nord del Garigliano, ancora una dimostrazione della differenza tra essere Uomini d'Amore in una nazione, pardon uno Stato, zeppo di Uomini di Libertà.

Questa squadra gioca meglio quando ha il pallone tra i piedi. Deve provare ad averla di più anche al cospetto di squadre di caratura superiore. Non per spocchia, ma per proprie caratteristiche. Non siamo una squadra di fravecatori (con tutto il rispetto, sia chiaro) e, se e quando ci tocca portare la cardarella, non dobbiamo mai dimenticare i pennelli. C'è sempre qualcosa da dipingere.
Crediamoci.

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