Ivan Stepanovič Konev.
Un nome che a molti non dirà nulla.
Eppure si chiamava così l'uomo che liberò Auschwitz, il 27 gennaio 1945. Poco dopo mezzogiorno.
Era un maresciallo della Gloriosa Armata Rossa sovietica. Era un comunista.
Si, suonerà strano ai più, ma è proprio così: Auschwitz fu liberata dai comunisti. L'esercito che ha patito il maggior numero di morti nella guerra contro il nazismo fu proprio l'esercito sovietico. Se siamo liberi oggi - e siamo così stupidi da mettere in discussione la nostra libertà praticamente ogni giorno - è grazie a uomini come il Maresciallo Konev. Un comunista.
Lo so, le immagini finali de La vita è bella stanno facendo capolino nella vostra testa: il carrarmato statunitense, la bandiera a stelle e strisce, lo slang yankee. Tutto inventato, signori. La bandiera che liberò Auschwitz era rossa. E aveva la falce e martello.
"Ma la Vita è bella non è ambientata ad Auschwitz!".
Certo, lo so. Lo sanno tutti. Soprattutto quelli che volevano vincere una bella statuetta rilasciata dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences di Los Angeles, comunemente nota come "Oscar del Cinema". Difficile vincerla facendo liberare un campo di sterminio dai comunisti, non vi pare?
Il 27 gennaio 1945 Auschwitz fu liberata.
Ogni 27 gennaio ricordiamo a noi stessi quanto possiamo essere crudeli, mostruosi, infami. E quanto è bella la libertà. Ma non quella libertà in nome della quale si fanno guerre, si realizzano profitti, si sfruttano altri esseri umani. Quella non è, non sarà mai degna di chiamarsi Libertà.
Il 27 gennaio ricordiamo a noi stessi che c'è brutta gente in giro. Gente che nega che l'Olocausto sia esistito. Gente che ancora inneggia a svastiche e fasci littori tendendo il braccio in avanti.
Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contento
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
Che l' uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà.
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