Un capolavoro.
Romantico senza essere sdolcinato. Divertente, ma non sguaiato. Persino elegante. Un elegante surrealismo di cui solo un maestro come Tim Burton può essere capace. Big Fish è molto più di un film. Se vi interessa la trama, andate su wikipedia e non rompete i coglioni. Qui si parla di ciò che il film lascia impresso nell'anima quando sono finiti i titoli di coda.
Un sospiro. Ecco la prima reazione. Un sospiro, talvolta condito da occhi lucidi e da quel piccolo stritolamento di budella che spesso viene definito "magone". Perché Big Fish non racconta soltanto una storia, ma un insieme di storie stralunate e divertenti tenute insieme dal personaggio principale, Edward Bloom, magistralmente interpretato da Ewan McGregor. Nessuno crede alle frottole raccontate da Edward, nonostante non siano affatto frottole, ma episodi realmente accaduti nella sua vita, soltanto un po' arricchiti e speziati. Perché una storia raccontata in maniera realistica può essere utile per gli storici, ma non fa sospirare. Una storia di Edward Bloom, invece, deve far viaggiare la mente e superare i confini di spazio, tempo e unità. La vita come teatro dell'assurdo possibile, come film d'avanguardia di inizio Novecento, come filastrocca folk cantata ai nipoti.
Se ci sforziamo di fare come Edward Bloom, ci accorgeremo che ogni episodio della nostra vita, persino il più banale, può diventare una fantastica storia degna di essere raccontata. Pensiamo alla nascita di un figlio. Possiamo raccontarcela in due modi. La prima:
"Ero andato a pesca. Avevo preso un pesce enorme, ma non ero felice: avevo perso la fede nuziale. Entrai in casa e vidi che mia moglie aveva le doglie, siamo corsi in ospedale e sono rimasto in sala parto con lei, tra dolori lancinanti, fino a quando non è nato nostro figlio e la gioia ci ha rapiti, ci siamo abbracciati, baciati e ci siamo commossi nel tenere tra le braccia quello scricciolo di neonato."
oppure possiamo raccontare una storia:
"C'era un pesce, un enorme pesce che nessuno riusciva a catturare. Io stesso ci avevo provato per anni, fin da quando ero bambino. Un giorno, mentre pescavo, mi accorsi di aver finito le esche. Con cosa attirare il pesce, allora? Mi guardai le mani, trovai la fede nuziale. Decisi di tentare: la legai alla lenza e la lanciai nel fiume. Incredibilmente, dopo un po' di tempo il pescione abboccò! Lo presi in braccio, era davvero enorme e pesava tantissimo! Mi accorsi subito che era una femmina. Era incinta, come mia moglie. Stava quasi per partorire le uova, proprio come mia moglie stava per partorire mio figlio. Io e il pesce eravamo legati dallo stesso destino. La lasciai andare, perché non me la sentii di sventrarla per riprendermi la fede. Quel giorno tornai a casa avendo imparato una grande lezione: il modo per catturare una donna incatturabile è offrirle una fede nuziale. Quella sera, proprio quella sera, nacque mio figlio."
La vedete la differenza? Non è decisamente più bella la seconda storia? E non è del tutto inventata: è vero che ha pescato un pesce enorme, è vero che ha perso la fede nuziale, è vero che quella sera è nato suo figlio. Ha solo aggiunto un po' di spezie al piatto.
Ecco. Big Fish è un film che riesce a trasmettere questo fondamentale messaggio a ognuno di noi: non facciamoci imbrigliare dalla nuda realtà, che spesso è banale e complicata. Semplifichiamo le cose e strafreghiamocene dei limiti razionali di ogni evento. Spaziamo con la fantasia e rendiamo unico anche il più normale dei giorni.
Difficile, vero? Si, difficilissimo. Abbiamo talmente tanti cazzi per la testa che è praticamente impossibile fare in modo che la realtà si pieghi alla nostra fantasia. Quasi sempre accade il contrario: è la nostra fantasia che si piega alla realtà.
Forse è per questo che la vita ci piace sempre meno.
Chissà.
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