Malincoholic



Pensavo a questo, guagliú.

Lo stadio mi manca. Mi manca la gradinata, l'odore dell'erba, la perfezione bianca delle righe, l'acre sapore dei fumogeni. Mi mancano i cori, la voce persa, la puzza della felpa, il freddo gelido, il vento tagliente. Mi manca l'esultanza coi compagni, gli abbracci agli sconosciuti, le offese all'arbitro, i cori contro la repressione, i gesti inconsulti in faccia ai tifosi avversari.

Mi manca tutto questo. E da tempo, da prima ancora che questa cazzo di pandemia entrasse a gamba tesa nelle nostre vite. 

Però mi manca anche un'altra cosa: la pinta di birra mentre si vede il calcio in TV. Al pub o in pizzeria, rigorosamente con qualche amico ammalato della tua stessa fede. Mi manca l'inneggiare alla madre del telecronista, che puntualmente fa un commento scorretto o fuori tempo. Mi manca la reciproca approvazione tra i vari tavoli, i commenti incrociati, il tifo indiavolato fatto tra boccali e forchette, come se quelli in campo potessero sentirci.

Mi manca quell'alzarsi collettivo al triplice fischio. L'andare alla cassa a pagare. Dopo essersi assicurati, ovviamente, che tutte le pinte fossero state svuotate. Mi manca il salutarsi tra compagni, basette che si sfregano e mani che si stringono.

Buonanotte, fratomo. 

Pure a te, compà. 

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